Da decenni si va in cerca del pendio da sogno o della montagna da salire, un’esperienza diventata più accessibile grazie all’evoluzione tecnologica dei materiali.
Prima era impensabile percorrere certi itinerari in pieno inverno, bisognava aspettare la primavera. Ora tra fat ski leggeri, attacchi minimal e scarponi con ampia mobilità di caviglia, il freeride può manifestarsi nella sua migliore espressione anche sui terreni tecnici alpini, galleggiando elegantemente attraverso i valloni perfino quando sono carichi di powder. Con i materiali che consentono di andare più lontano, però, si raggiungono anche altitudini e pendii che richiedono maggiore studio e osservazione locale dei pericoli. Occorre dunque accrescere anche il proprio bagaglio personale riguardo a nivologia e valanghe.

Nonostante gli inverni dalle timide nevicate, non bisogna mai abbassare la guardia, prestando attenzione ai segnali che leggiamo osservando il terreno attorno a noi. La sfida del freerider moderno sarà quella di accrescere le proprie conoscenze dei terreni alpini per muoversi con scaltrezza ed evitare gli errori ricorrenti nella valutazione del rischio.

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