La sciabilità prima di tutto
Sci Free: i dettagli fanno la differenza
- Autore: Niccolò Zarattini
- Fotografo: Matteo Agreiter
La categoria marcata con il segno + è stata una meteora apparsa nella scorsa edizione della Buyer’s. La volontà di creare delle sottocategorie era presente da parecchio tempo, soprattutto nell’ambito del freeride (ci avevamo già pensato con l’aggiunta del segmento Pro Model, per qualche stagione).
L’anno scorso ci abbiamo riprovato, dividendo in due ogni macro area dei test, ma risultava troppo complicato da interpretare. Eccoci tornati alle origini: ciò che cambia in questa edizione è il concetto di award, ora disegnato sulle necessità comuni dell’utente finale. Non si può affermare che non ci sia stato sviluppo alcuno in quest’ultimo anno, ma non ci sono state nemmeno rivoluzioni eclatanti. Si raschiano grammi qua e là, si migliorano gli shape di sciancratura e rocker per diminuire le vibrazioni e piccoli difetti di guida delle aste, vengono aggiunti o rimossi laminati dal sandwich.
Una cosa è certa, la sciabilità gioca un ruolo fondamentale nel segmento Free: i termini con cui questo avviene dipendono però dal campo di utilizzo. In polvere profonda alla sciabilità contribuisce fortemente il galleggiamento, su terreni difficili invece è la reattività e la relativa presa di spigolo, nella new school è il pop elastico, giusto per citarne alcune forme. Il legno di Paulownia e il Pioppo vanno per la maggiore, avendo un ottimo rapporto tra durezza e leggerezza, ma devono essere coadiuvati dai laminati, fibra di vetro, carbonio e titanal su tutti, più rari fogli di aramide e Kevlar. Sembra che le aziende stiano facendo un passo indietro con il rocker, sempre presente ma decisamente più moderato, soprattutto in coda dove è utilizzato principalmente per facilitare ingresso e uscita curva.
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