Sci, scarponi e attacchi Light
I molti significati di un aggettivo
- Autore: Claudio Primavesi
- Fotografo: Nicola Damonte
La categoria Light esiste da quando è nata la Buyer’s Guide. Prima si chiamava Light Touring, poi per un anno è stata divisa in due, con gli attrezzi un po’ più pesanti contraddistinti dal + dopo l’aggettivo. Però è sempre lì. Solo che nel frattempo è cambiato il mondo e il contenitore si è riempito di molto più materiale. Il significato originale e il nocciolo duro non sono cambiati, ma intorno c’è tanto altro. Perché nel tempo Light ha assunto diversi significati. Che corrispondono a altrettanti utilizzatori.
Un aggettivo dice tutto. Ma nella babele delle terminologie indotte dal marketing moderno e nella velocità dei cambiamenti di stili e atteggiamenti che si susseguono stagione dopo stagione, si rischia di perdere di vista il significato concreto, oltre le mode.
Ci riflettevo mentre sfogliavo le edizioni passate della Buyer’s Guide e, allo stesso tempo, mi sono imbattuto nella terminologia usata per definire questo mondo nel catalogo di un noto marchio: speed touring. La velocità è proprio il minimo comune denominatore che unisce tutte le anime del mondo del leggero e aiuta a tenere insieme sensibilità tanto diverse. Che cosa hanno da condividere un ex agonista che porta lo stile race nella montagna aperta, per fare più dislivello possibile, con una Guida alpina che cerca un attrezzo più leggero per andare più lontano? E un cultore dello ski fitness, che sale accanto alle piste, si mangia una polentina al rifugio e scende nel comprensorio, con un ripidista? Che dire poi del cinquantenne o sessantenne che non ha più voglia di fare troppa fatica e accetta qualche compromesso nel gesto sciistico (che comunque richiede altra forza e struttura degli sci per esprimersi ai massimi livelli) pur di non arrivare col fiatone? In definitiva, che c’azzecca il fortissimo che si divora allegramente 3.000 m D+ con chi è alla ricerca di un aiuto per i mille sindacali?
Se ci si pensa, chiunque ha un riferimento al timing, e quindi alla velocità, perché è sicurezza, margine. Non sempre la velocità fine a se stessa. Oppure si va più veloci per fare più dislivello (o più cime e ripellate). O per mantenere la forma. Si va più veloci per arrivare prima all’ingresso del canale, ci si cala con meno peso sulle spalle e si sale più spediti con gli sci nello zaino quando il canale va percorso in senso inverso. Si va più veloci per togliersi dal pericolo e anticipare la nebbia o il maltempo. Lui non lo sa, ma anche il sessantenne dei mille sindacali, non solo fa meno fatica, ma va più veloce che con due assi da un chilo e mezzo ai piedi. Se poi deve stare dietro all’amico più allenato, la velocità è anche l’obiettivo dichiarato. Tanto in discesa se la caverà perché è una vecchia volpe dello sci e, oltretutto, non avrà le gambe dure come due pezzi di legno. Eppure per noi Light rimane ancora, prima e oltre la leggerezza e la velocità, una filosofia di vita. Sobrietà, pulizia, quello che serve e niente di più. Un aiuto salita, non quattro. Meccanismi degli scarponi one-touch o quasi, pochi ganci (o, perché no, il Boa), linee pulite. Sci che non esagerano in rocker ed early rise. Attacchi che facilitano i cambi d’assetto e le ripellate, senza orpelli, anche senza ski brake.
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