Attacchi: mille gusti
La scelta del modello più adatto alle proprie esigenze potrebbe rivelarsi non semplice perché è un elemento del set meccanicamente complicato.
- Autore: Guido Valota
- Fotografo: Jacopo ChianaleNicola DamonteGiovanni DanieliRiccardo De ContiPierre LucianazElisa Bessega
Sono davvero tanti. Sono molto diversi tra loro, anche se lo standard pin-tech è adottato senza eccezioni e non esistono più da anni scarponi Tour né Free senza i relativi inserti metallici. La scelta dell’attacco più adatto alle proprie esigenze potrebbe rivelarsi non semplice perché è un elemento del set meccanicamente complicato, pur avendo beneficiato di sviluppi e razionalizzazioni pluridecennali dalla comparsa dell’idea Low Tech di Fritz Barthel in collaborazione con Dynafit quasi quarant’anni fa. Le dotazioni funzionali e il disegno dell’attacco condizionano fisicamente i modi in cui si sale e poi si scia, per esempio rispettivamente attraverso le quote degli aiuti salita e il drop tra inserti posteriori e anteriori. E abbiamo a che fare con molte decine di modelli a pin realmente presenti sul mercato. Per dire: nello sci alpino, che conta numeri molto più alti tra praticanti e attrezzo, la scelta tra gli attacchi è più ridotta. Fortunatamente i costruttori hanno avvicinato gli attacchi più recenti alle reali esigenze sul terreno, convergendo nella stessa direzione. Oggi praticamente tutti gli attacchi di recente progettazione per gli utilizzi touring e assimilati seguono le stesse tendenze, pur non avendo ancora raggiunto l’uniformità condivisa formalmente sugli elementi di base - misurazione delle forze di serraggio e rilascio, quote e inclinazione dell’appoggio del piede in fase ski prima di tutto - né, di conseguenza, un corrispondente riferimento normativo.

Le norme TÜV DIN per gli attacchi dello sci alpino non coprono le tante variabilità delle fasi su e giù in montagna aperta. Diciamo però che è finita l’epoca della sperimentazione tecnica (e di marketing) sull’utenza finale che, piaccia o no, è un passaggio obbligato comune a tutte le attività umane ad alto tasso hardware. La cosa elimina oggi una buona parte dei dubbi che assalivano al momento della scelta e li evita proprio alla quasi totalità degli utilizzatori, cioè allo sciatore medio diffuso che si incontra lato pista e sui percorsi classici in montagna e colora quattro quinti dei grafici delle vendite. Inoltre i produttori hanno sviluppato soluzioni che allargano il campo di utilizzo di modelli in precedenza molto dedicati: basi di appoggio e forature allargate sotto attacchi molto leggeri, a loro volta strutturati con qualche grammo di disegno in più nei punti giusti; freni più efficaci e soprattutto disponibili in più taglie per modello; slitte più capaci e fine corsa ammortizzati; compatibilità multinorm negli ibridi ed eliminazione degli adattamenti di prima generazione degli scafi. Nelle prossime pagine gli attacchi vengono presentati in ordine crescente di peso. La leggerezza dell’attrezzatura è un elemento sempre importante in montagna ed è trasversale tra l’approccio di prestazione e quello contemplativo. Non adottiamo il peso dell’attacco come criterio di valore, ma perché risulta il marcatore meno impreciso della destinazione d’uso: di solito più grammi = più dotazioni, struttura, forza, assorbimento. Le eccezioni alla regola vengono segnalate nelle singole schede e in genere coincidono con prodotti particolari o più sviluppati o, al contrario, superati.

Race e sportivi
Full pin, molla a U in talloniera, basi d’appoggio e foratura minimali, drop da minimo a negativo, a volte anche se la torretta viene montata su slitta. Valori di molla e aiuto salita fissi. Non fate i brillanti montandoli su aste superiori a quelle Race per alleggerire, ci abbiamo provato tutti già quarant’anni fa e non funzionava, figuriamoci con gli sci e gli scarponi attuali
Leggerissimi e leggeri per il touring
Tutti full pin, sono i più numerosi, versatili negli utilizzi più comuni e tra di essi i più attuali sono anche full optional: aiuto salita (l’alzatacco, sì) ad almeno due livelli, freni, slitta talloniera. E soprattutto drop moderni, contenuti rispetto ai vecchi standard.
Full pin orientati freetouring e freeride
Più struttura rispetto ai precedenti, molle più forti, basi e forature ampie per aste superiori, drop moderni, ricercano anche maggiore contatto tra suola e attacco in fase ski per aumentare il feeling con il fondo e limitare torsione e sbandamento alla talloniera. Naturalmente full optional con più livelli di aiuto salita per supplire in camminabilità a scarponi forti e pesanti, con meno ROM (escursione al gambetto). In qualche caso il puntale può ruotare sul piano orizzontale, permettendo lo sgancio laterale.
Ibridi pin+step-in solo alla talloniera e ibridi pin+full step-in puntale e talloniera
Pensati per sciatori esigenti sopra aste forti, orientati freeride-freetouring, sono relativamente pochi e di più recente introduzione, specialmente i secondi, ma la tecnologia è già matura e molto collaudata dati i numeri negli USA e nel Centro-Nord Europa. L’obiettivo è salire infulcrati nei pin anteriori, quindi senza sollevare talloniera e telaio sul passo (stessa base dell’idea full pin). Per poi invece sciare ben chiusi e pressati a contatto fisico tra base dello scarpone e sistema sci-attacco con tutti i conseguenti plus in termini di feeling tra piede e fondo: rigidità torsionale e laterale; risposta agli impulsi da e per la neve; resistenza agli shock meccanici; riduzione della distanza tra piede e sci. Così ci si avvicina il più possibile al riferimento che resta l’attacco per lo sci alpino meno l’effetto piastra. È chiaro che solo i secondi - nei pin in fase walk, pressati full step-in da talloniera + puntale alpino in fase ski - realizzano completamente l’idea. La prima soluzione offre comunque ottima resistenza alla torsione e un po’ meno peso da portarsi al piede. Tutti gli attacchi ibridi pesano più di qualunque attacco full-pin, offrono drop zero o quasi e di solito non più di due opzioni di alzo in salita.
Nelle schede di ogni attacco su questa guida trovate molti dati, più di quanti ne forniscano generalmente i costruttori (sennò cosa ci stiamo a fare?) e l’indicazione per un inserimento equilibrato in uno tra i set Race, Light, Tour, Free. Come già detto, gli attacchi più attuali sono più versatili di prima. Ma è sempre meglio non pasticciare con incroci creativi, specialmente se non si è tecnicamente ben formati e informati. Oltre ai dati metrici e alle forze di molla, sul terreno giocano anche elementi di elasticità e massa. Per cui: attacchini leggeri vanno su sci piccoli e leggeri e sotto scarponi di pari destinazione; e viceversa. Diversamente si potrebbero ottenere set instabili o, all’opposto, sordi. La stessa logica vale per il montaggio degli attacchi: siamo nel 2026, i costruttori degli sci sanno perfettamente quello che fanno ed è perciò che mettono la frecciolina del montaggio proprio lì e non due centimetri più avanti o più indietro. Gli effetti di scelte diverse sono percepibili da sciatori consapevoli, sensibili, esigenti, in genere professionisti, che le decidono e utilizzano a favore. Gli altri le subiscono. Di norma proprio su questi temi ammiocuggino dice sciocchezze. E occhio con l’usato o con gli scarponi nuovi: magari la slitta permette il passaggio di taglia, ma ci si può ritrovare un po’ spostati sopra lo sci.

Argomento spinoso che, trattato compiutamente in forma teorica, richiederebbe un altro Concilio di Trento. Sul campo invece le cose sono più crude, scontando le imperfezioni umane. Ogni scelta comporta pro e contro molto reali, specialmente nell’utilizzo in montagna aperta, e ancor più specialmente in relazione ai rischi di perdita dello sci, di trascinamento in valanga, di auto-ferimento da taglio da parte di una lamina dello sci sganciato, ma ancora appeso al leash. Secondo noi: a ognuno la scelta personale in funzione dell’attività prevalente e delle proprie convinzioni, se formate con riferimento alla sicurezza.
Ecco invece i punti tecnici validi per tutti: in pista è obbligatorio per legge l’utilizzo del freno o del leash oltre a casco e assicurazione specifica (RC verso terzi). Che abbiate risalito fuori o dentro con le pelli, che stiate effettuando l’unico passaggio in pista del giorno, che non utilizziate uno skipass, che «la montagna è di tutti», non ha valore per gli agenti di PS che vi controllano né per il danneggiato trafitto dal vostro sci. Gli ski brake attuali hanno buona forza di molla e braccetti adeguati: funzionano bene, ma solo se ci si ricorda di sbloccarli da posizione walk a ski prima di sciarci sopra, che non è una battuta, ma un caso ricorrente. E anche quando il settaggio ski/ walk coincide con la rotazione della talloniera, meglio farlo subito una volta giunti in alto per prevenire il più possibile il caso classico: sci che parte accidentalmente verso valle. Sul ripido duro non si fermerebbe comunque subito, ma prima o poi qualcosa cui agganciare i braccetti lo trova. Anche i freni più forti in molla per lo sci alpino possono risultare bloccati dall’accumulo di ghiaccio o comunque da neve pressata. Figuriamoci i nostri, cementati dai nostri passi. Per la riduzione di questo rischio: prevenzione attraverso pulizia e lubrificazione secca regolari della meccanica, dello slider e dell’appoggio; nelle nevi peggiori, liberate la zona del freno manualmente. I leash vanno fissati dove e come dice il costruttore, pena il danneggiamento fuori garanzia dell’attacco. I più attuali e leggeri (cavetto plastificato a molla + moschettoncino in alluminio) sono indistruttibili come portachiavi ma calibrati per spezzarsi oltre una certa trazione sulla neve (per esempio più o meno quella dello sci in valanga che trascina dentro lo sciatore). Se nella loro esistenza subissero colpi, tagli, trazioni da caduta, sostituiteli con un paio nuovo e usateli come portachiavi. Qui non possiamo ovviamente consigliare l’opzione zero, cioè no brake & no leash, dovremmo anzi sconsigliarla. Oggi gli ski brake sono obbligatori perfino in gara. Ma questo è un Paese libero e ci limitiamo a osservarla come tipica dell’approccio veloce e leggero o di coloro che limitano all’essenziale il proprio stile. Non per esordienti, inesperti, distratti o pasticcioni, ma molto pulita ed elegante. All’opposto, i cinturini: se li instagrammate, verrete azzannati.

Tra tante proposte, cosa deve avere l’attacco da gara, per la gita o la discesa della vita su due padelloni da 120 millimetri? In sintesi, ecco alcune dritte. Il mondo gara si concentra su poche proposte molto specifiche. Segni particolari: leggerezza, pulizia delle linee, velocità delle operazioni. Lo ski brake è diventato un must anche in questo mondo. L’approccio Light è per filosofia svelto e pulito, per grandi dislivelli e ripellate. Non sono necessari troppi aiuti salita perché la scarpa Light ha già molta escursione al gambetto. Se andate leggeri ma allargate un po’, guardate agli attacchi con base di foratura allargata: ce ne sono sempre di più anche tra i leggeri. Nel mondo Tour si richiede soprattutto praticità, affidabilità e durata nel tempo. Quindi robustezza delle molle, regolazione dei valori di sgancio (meglio se anche al puntale), ski brake solidi ed efficaci, varie opzioni di alzatacco. Un capitolo a parte lo merita il mondo Free. Con l’arrivo del nuovo HY di ATK, la scelta dell’attacco da montare sullo sci da freeride è sempre più varia. Una volta c’erano l’attacchino, il Diamir e il Marker Duke. Tre possibilità: light, intermedio e heavy. Oggi lo stesso sci Free può essere montato con attacchi completamente diversi eppure funzionare adeguatamente con ogni singolo montaggio per il tipo di sciatore che lo utilizza. Dai full pin agli ibridi con talloniera fissa, ai transformer come lo Shift o il Duke PT, fino agli attacchi con sistema Cast, ognuno deve saper scegliere ciò che fa al caso suo. La proporzione è sempre la stessa: all’aumentare del peso corrisponde anche un aumento dei valori di sgancio massimi. Anche gli attacchi leggeri hanno fatto passi da gigante in termini di tenuta e presa di spigolo, c’è pure chi gira backflip e 360 con gli attacchini (anche ai nostri test), però quando si richiede affidabilità totale bisogna obbligatoriamente salire di tipologia. Per le donne valgono le stesse indicazioni, categoria per categoria.
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