Sicurezza, meglio attrezzarsi bene
La valanga non fa distinzioni tra esperti e principianti, e quando succede qualcosa, contano lucidità, capacità di comunicare e di agire in gruppo, in fretta
- Autore: Andrea Bormida
- Fotografo: Giovanni DanieliRiccardo De Conti
Parliamoci chiaro: in montagna la sicurezza totale non esiste. Pensare di essere al sicuro è un’illusione. Però ci si può preparare, allenare, attrezzare e questo fa tutta la differenza del mondo quando le cose si mettono male. Per molti che si avvicinano allo scialpinismo, la parola sicurezza suona come qualcosa di complicato, tecnico, quasi un deterrente: l’idea di aggiungere nuovi strumenti – ARTVA, pala, sonda – oltre a sci e scarponi e magari dover pure fare un corso… be’, frena più di qualcuno. Ma la verità è che non puoi scegliere se portare o no l’attrezzatura di autosoccorso. È parte integrante dello scialpinismo, oltre che un obbligo di legge. E soprattutto non basta averla nello zaino: devi saperla usare bene, fare pratica e tenerti aggiornato. Non sono sistemi o attrezzi complicati, ma qui più che altrove anche le piccole caratteristiche di ogni dispositivo sono progettate per fare una piccola differenza. Il mercato è vario ed è importante che ognuno conosca bene il proprio materiale in quanto ogni secondo è davvero prezioso in caso di incidente. La valanga non fa distinzioni tra esperti e principianti, e quando succede qualcosa, contano lucidità, capacità di comunicare e di agire in gruppo, in fretta.

ARTVA, meglio semplice, ma completo
Oggi quasi tutti gli ARTVA sono digitali, a tre antenne, e molto precisi. Non serve il modello più costoso, ma uno affidabile, aggiornabile, con funzione di marcaggio in caso di seppellimento multiplo, test di gruppo e tasti utilizzabili con i guanti. Anche lo schermo visibile con occhiali polarizzati fa comodo, così come un’imbragatura ben fatta e un cordino lungo abbastanza da allontanarlo dal corpo in fase di ricerca. Fondamentale: non avvicinarlo a telefoni, GPS, orologi, GoPro ecc. Durante la ricerca, tienilo a 50 cm da qualsiasi altro dispositivo elettronico. Ah, e se la batteria è sotto il 60%, non sei pronto: serve energia, soprattutto in fase di ricerca, non rischiare con pile scariche. Meglio sempre avere batterie belle cariche: ricordati di toglierle a fine stagione e di utilizzarne di nuove non appena arriverà la neve.

Sonda, solida, non superlight
Per le gite, meglio una sonda robusta che una superleggera da gara. Serve lunga (minimo 2,40 m), con montaggio rapido e blocco sicuro, cavo in metallo o kevlar e una punta conica per capire bene cosa stai toccando. Ci sono anche modelli hi-tech come la Pieps iProbe, che interagisce con l’ARTVA e segnala con suoni e luci la vicinanza al sepolto. Può essere utile, ma l’importante è avere un modello solido e affidabile e soprattutto esercitarsi, perché capire che cosa ha colpito la punta della sonda è più difficile di quanto si possa pensare.

Pala, sì al peso, se serve
Anche qui: lascia perdere i modelli da gara, situazione nella quale difficilmente ci sarà una valanga e, nel caso, ci sono decine di soccorritori a pochi passi dagli atleti. Una pala deve essere affidabile, robusta, montabile in fretta anche con i guanti e con una benna ampia e affilata per tagliare la neve compatta. Potrebbe essere utile anche la funzione zappa. Occhio anche al manico: meglio se telescopico, con forma che lo renda rigido e impugnatura ergonomica. Una buona pala serve anche per scavare trune, kicker o testare la neve.

Zaino airbag, elettrico o a cartuccia?
La vera scelta oggi è tra i modelli tradizionali a cartuccia e quelli elettrici a ventola. In sintesi, i primi usano gas compressi per gonfiare il pallone, i secondi lo fanno con una ventola alimentata da batterie o supercondensatori, sono spesso più leggeri, ricaricabili via USB e riutilizzabili. Quale sistema scegliere? Ci sono diversi fattori da prendere in considerazione, ma sicuramente il trend è quello elettrico. Dalla parte del nuovo sistema la possibilità di aperture multiple (per allenarsi, in caso di seconda valanga, per aperture preventive nel caso di passaggi pericolosi) e la facilità di trasporto in aereo. C’è anche la questione della ricarica o sostituzione delle cartucce, abbastanza semplice con aria compressa (ci sono diversi rivenditori, anche i negozi per sub possono occuparsene), un po’ più complicata con gli altri gas. Le cartucce di Alpride sono usa e getta, quelle dell’Avabag di Ortovox vengono rigenerate in negozio o in azienda. I modelli elettrici più recenti hanno invece risolto il problema della durata inferiore della batteria in caso di temperature rigide e, grazie ai supercondensatori, garantiscono aperture multiple.

Casco, doppia o tripla omologazione?
Da qualche anno non basta più la certificazione CE EN 12492, relativa all’alpinismo, ma è necessaria anche la CE EN 1077, utilizzata nei caschi da sci. Anche quest’anno prosegue la tendenza dei prodotti che presentano una terza certificazione per la bici, che possono essere usati come unico modello tutto l’anno: sempre più leggeri e ventilati, anche se con qualche limite di peso per un utilizzo puramente alpinistico.

Portare tutta l’attrezzatura e saperla usare, come avere tutti gli ausili per la sicurezza delle moderne automobili, non ti renderà invincibile, ma aumenterà le tue possibilità di tornare a casa. Allenati, informati, esercitati. Non farlo per paura: fallo per rispetto. Per te e per chi esce in montagna con te e sul tuo itinerario. E ricorda che la sicurezza è l’unico segmento dell’attrezzatura scialpinistica dove ha senso avere qualche grammo in più, anche perché in ogni caso i pesi dei prodotti sono diminuiti e si può andare più leggeri sul resto dell’attrezzatura e dell’abbigliamento. E poi uno zaino airbag moderno, riempito e con gli sci, pesa meno di uno zaino da scialpinismo di trent’anni fa, sempre con contenuto e attrezzatura.
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