Made for women: sci e scarponi
Donne con i muscoli
- Autore: Deborah Bionaz
- Fotografo: Elisa Bessega
C’è stato un tempo – nemmeno troppo remoto – in cui i prodotti da sci al femminile sembravano usciti da un reparto giocattoli: grafica zuccherosa, flex vellutato e descrizioni degne di un dépliant anni ’90.
La donna tipo? Sempre freddolosa, inesperta, inevitabilmente attratta dal comfort. Non una scialpinista, ma una creatura fragile da accompagnare. Con grazia. E guanti rosa. La verità, però, è che le donne in montagna ci sono sempre state. E oggi più che mai vogliono andarci con attrezzi all’altezza delle loro gambe, della loro testa e delle loro ambizioni. Vogliono scegliere, capire, sperimentare. Vogliono sci veri, con aste che rispondano e scarponi che trasmettano potenza, non solo calore. La nuova generazione – e anche quella di ritorno – chiede attrezzatura pensata con le donne, non per le donne. E le aziende, almeno alcune, stanno iniziando a capirlo. Si vedono sci femminili sempre più performanti, scarponi con flex dichiarati senza vergogna, geometrie raffinate, soluzioni tecniche intelligenti. Meno fuffa, più sostanza.

Certo, c’è ancora qualche scivolone da manuale. Tipo quando nei testi promo ti spiegano che nella collezione lady abbiamo evitato i tecnicismi perché le donne vogliono semplicità. O quando lo scarpone femminile viene presentato come lo stesso del modello maschile, ma più comodo e caldo. Grazie eh, ma siamo ancora lì? Per fortuna, le cose belle ci sono. Alcuni brand hanno smesso di usare la W come se fosse un’etichetta per dire «attenzione, non è roba seria» e hanno iniziato a sviluppare davvero prodotti pensati per le esigenze morfologiche, tecniche e prestazionali delle sciatrici. Che magari pesano meno, hanno polpacci diversi e vogliono sì un attrezzo leggero, ma che tenga la linea su un pendio ghiacciato senza tremare come un budino.

Questa sezione serve a raccontare tutto questo. Serve a dire «ehi, ci siamo anche noi». Sci, scarponi, misure, materiali, flex, geometrie: abbiamo testato tutto. Diviso per categoria – Free, Tour, Light – per aiutarti a scegliere lo strumento giusto, non quello pensato per te da qualcun altro. Che poi, a pensarci bene, gli attrezzi non hanno genere. Ma noi sì (se ci va). E ci meritiamo attrezzatura che rispetti la nostra voglia di andare, esplorare, sciare. Mai come quest’anno sulla rastrelliera dei test abbiamo trovato sci più larghi, più pesanti e più incazzati in tutte e tre le categorie. Anche per le lady il trend è quello di spostarsi su attrezzi che prediligano la performance in discesa rispetto alla leggerezza estrema in salita. Per gli scarponi il feeling è lo stesso, si gioca tutto su un bel flex rigido anche tra i light da unire a sostegno e maneggevolezza in salita.

Sci Light
Una volta era la categoria regina per le scialpiniste. Oggi è semplicemente una delle tre carte vincenti da giocarsi a seconda del programma. Le donne hanno ormai superato il mito del grammo. Non è che il peso non conti più, ma non è più l’unico parametro. Oggi si guarda alla sciabilità, alla tenuta, alla precisione. E così la categoria Light ha perso l’esclusiva sulla salita per diventare una delle tre gambe di uno skialp maturo, dove ogni scelta è consapevole. Tanto per cambiare, i modelli che abbiamo testato stanno tutti sugli 88 mm sotto il piede. Una misura che potrebbe far storcere il naso alle tutine più ortodosse, ma che secondo noi è perfetta per l’equilibrio tra salita e discesa. Perché, se è vero che si vuole salire veloci, è anche vero che nessuno ha voglia di scendere come su un trenino del Bruco Mela. Lo sci light di oggi ha carattere: leggero sì, ma non fragile. Agile, ma non instabile. È l’attrezzo ideale per le giornate lunghe, i terreni complessi, i progetti ambiziosi. E anche per quelle uscite in cui si vuole solo andare a tutta, con gambe allenate e la voglia di sciare in sicurezza su qualsiasi tipo di neve. In sintesi: la categoria Light non ha perso peso. Ha solo messo su muscoli.

Sci Tour
Se c’è uno sci che non può mancare in rastrelliera è questo. Il Tour è il coltellino svizzero dello scialpinismo: sale bene, scende meglio, si adatta alle giornate lunghe, ma non disdegna i giri veloci, tiene in neve dura e galleggia in quella fresca. È lo sci da qualsiasi cosa succeda. Negli ultimi anni si è scrollato di dosso quell’etichetta un po’ grigia da via di mezzo. Non è più un compromesso: è la scelta furba. E quest’anno si è evoluto ancora, con un passo deciso verso geometrie più larghe e costruzioni più solide. Altro che sci leggerini da patiti del dislivello: qui si viaggia comodi sui 96 mm sotto il piede, con pesi che non fanno più paura nemmeno alle salitrici più ortodosse. In questa categoria troviamo di tutto: chi lo usa per le haute route, chi ci va a caccia di pendii intonsi, chi semplicemente vuole un attrezzo che faccia tutto dignitosamente, anche quando le condizioni non sono perfette. C’è stata una maturazione generale: la mentalità del sotto gli 80 o niente è ormai un ricordo. Le nuove generazioni si muovono con consapevolezza e hanno capito che un paio di etti in più si traducono spesso in molta più sicurezza e divertimento. In poche parole: se puoi averne uno solo, prendi un Tour. E se puoi averne due… beh, prendine comunque uno. È lo sci che ti salva la stagione.

Sci Free
Voglia di sciare, punto. E non basta galleggiare sulla powder con grazia, la freerider moderna vuole condurre, mollare gli sci, lanciarsi in un pillow o in un drittone. Arriva spesso dalla pista, ma non si limita a ricalcare quel mondo in versione wild. Cerca attrezzi con cui divertirsi davvero, in neve fresca come su neve trasformata, scegliendo salite contenute per massimizzare il gusto della discesa. Quest’anno la categoria mostra un’evoluzione chiara: si va dai 92 ai 106 mm sotto il piede. Una gamma ampia che ci dice una cosa: non è più la misura a fare il freeride, ma l’attitudine dello sci. Ci sono modelli da 92 che mordono la linea con precisione e grinta e sci da 106 che sorprendono per agilità, leggerezza e capacità di adattamento. Il centro largo è una tentazione, certo, ma la differenza la fa il carattere. Le freerider oggi vogliono sci vivi, da spingere, da far correre, da usare. Niente passerelle, niente sci automatici che vanno giù da soli. Meglio se con un’anima pop, pronti per un trick o un salto improvvisato tra due betulle.

Scarponi Light
Leggeri, precisi, intuitivi. Gli scarponi Light restano la scelta naturale per chi ama salire forte, per chi misura i metri di dislivello, ma anche le inversioni, e per chi sogna itinerari lunghi e tecnici con il minimo peso possibile ai piedi. Nessuna rivoluzione quest’anno, ma il comparto si conferma solido. Poche novità, ma per il resto sono i soliti noti a fare la parte del leone. E va benissimo così, perché funzionano: plastica leggera, ganci veloci, meccanismi affidabili. Sono scarponi pensati per spingere in salita, ma senza mollare in discesa. È la categoria giusta per lo scialpinismo vero: quello delle sveglie all’alba, delle relazioni lette la sera prima, del thermos nello zaino e delle pelli tirate al millimetro. Scarponi che non fanno scena, ma chilometri.

Scarponi Tour
Chi dice Tour dice versatilità. Ma attenzione: non è sinonimo di compromesso. Gli scarponi di questa categoria sono strumenti precisi, affidabili, costruiti per reggere gite di mille tipi diversi, dalla classica sciata primaverile al gitone di due giorni con zaino pesante e polvere. Oggi la filosofia è chiara: si sale bene, si scende meglio. Nessuno vuole più scarpette super imbottite o gambetti ballerini. Il supporto in discesa è diventato una priorità, anche a costo di rinunciare a un po’ di coccole ai piedi. E del resto, se uno scarpone ti accompagna in alto ma poi ti lascia guidare con decisione anche nel ripido o sul duro, il sacrificio è ben ricompensato. I grandi classici come il Gea restano solidi punti di riferimento, ma quest’anno spuntano alcune novità interessanti, poche ma ben centrate. Su tutte, i Dynafit Ridge Pro, commercializzati dalla scorsa stagione, che portano una ventata di freschezza, e gli Scarpa 4-Quattro GT, che fanno dell’equilibrio tra efficienza in salita e prestazione in discesa la loro bandiera. Lo scarpone Tour è quello che devi avere se ne puoi avere solo uno. Va bene quasi sempre, si adatta a mille programmi e ti permette di non pensarci troppo: lo metti, vai e scii.

Scarponi Free
Nel magico mondo del freeride ci sono due tipi di scarpone. Da una parte i comodoni pesanti, larghi, coccolosi, perfetti per passare dal fuoripista al vin brulé senza neanche slacciare un gancio. Dall’altra ci sono gli scarponi cattivi, quelli che tengono il piede fermo come in una pressa, che spingono e reagiscono, che ti fanno scendere ai mille l’ora. Noi, inutile dirlo, votiamo per i secondi. Perché se lo scialpinismo freeride ha un senso, è quello di cercare linee belle e tecniche. E per farlo servono scarponi solidi, reattivi, che non si spappolino alla prima compressione e non ti tradiscano nel cambio di pendenza. Oggi la tecnologia ci permette di avere modelli con un flex da discesa vera e propria, ma con una mobilità in salita più che dignitosa. Quattro ganci, leve solide, materiali performanti: non stiamo più parlando di ciabatte con l’inserto tech. Stiamo parlando di scarponi da freeride serio, capaci di affrontare linee ripide, salti, cambi di neve e velocità da FWT. Certo, c’è ancora chi cerca calore, comfort e una camminata rilassata per avvicinamenti brevi e discese fluide, ma oggi il cuore della categoria si sta spostando verso la prestazione. Scarponi che spingono, tengono, mordono.
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