Attacchi da scialpinismo
Da meno di 100 grammi a quasi un chilo, il minimo comune denominatore sono i pin su cui possono ruotare gli scarponi permettendo la progressione in salita. Dalla rivoluzione dell'attacchino ai nuovi ibridi per il freeride, ecco tutto ciò che di meglio offre il mercato da montare su assi da scialpinismo.
- Autore: Claudio Primavesi
- Fotografo: Matteo AgreiterNicola Damonte
Partiamo da un dato di fatto: gli attacchi per lo sci nella montagna aperta sono full pin.
La stragrande maggioranza dei prodotti che troverete nelle prossime pagine sono un’evoluzione di quell’idea rivoluzionaria di Fritz Barthel, che ha avuto uno sviluppo imprevedibile dopo la scadenza del brevetto originario. Sono tutte interpretazioni per ovviare ai limiti oggettivi di una scelta minimalista, soprattutto per adattarla alla sciata moderna fatta di maggiori sciancrature e sollecitazioni.
Così sono arrivate le lavorazioni dal pieno, i materiali sempre più leggeri ma dalla forte resistenza meccanica e sistemi talloniera-puntale che, fatta salva qualche impostazione più tradizionale, hanno ridotto il drop tra i pin anteriori e posteriori (questi ultimi sono generalmente posizionati più in alto) e la torsione sotto spinte potenti e sciate aggressive. Da questo modello base si sono sviluppate poi alcune alternative, soprattutto in chiave free, dove la leggerezza conta un po’ meno e la prestazioni sciistica di più. Così sono arrivati gli attacchi ibridi (pin anteriori e step-in alla talloniera) e, passo successivo inaugurato da Salomon/Atomic/Armada Shift, i camaleonti: puntale pin in salita che si trasforma in alpino in discesa, abbinato a talloniera step-in. Soluzioni che hanno barattato il minimalismo full pin con la funzionalità (e il peso) di un sistema più performante in discesa.
Quello che conta maggiormente, alla fine, è la larghezza dello sci sul quale si andrà a montare l’attacco, che può fare decidere anche il salto dal full pin all’ibrido. Perché descrive direttamente la leva sulla quale l’attacco deve lavorare quando lo sci va in presa di spigolo, sottoponendo struttura, meccanica e fissaggio a sollecitazioni dinamiche notevoli. La dimensione al centro dello sci determina a grandi linee anche l’area di appoggio disponibile per foratura e montaggio. Un attacco freeride moderno per sci larghi over 100 eccede spesso l’area di montaggio di uno sci touring tradizionale da 80 al centro; al contrario, un piccolo attacco race con pochissima area di foratura, per sci leggerissimi e larghi solo 64 millimetri, verrebbe sottoposto a forze che potrebbero sradicarlo o mandarne in torsione i pin se montato su sci touring e free. Nel 2023/24 non ci sono grandi novità generali, se si esclude il mondo dei modelli ibridi, dove ha fatto la sua comparsa a gamba tesa Ski Trab TR1, atteso da anni e in questo momento un riferimento per professionisti ed esigenti (non solo free, ma anche ripido e ingaggio). Nella gamma tour i costruttori affinano dettagli che migliorano l’esperienza d’uso, a partire dalla praticità di blocco e sblocco dello ski stopper; nel mondo delle gare il freno, obbligatorio da regolamento ISMF, è stato l’ultimo sviluppo importante, con la scorsa stagione come punto d’arrivo.
Race: leggerezza e velocità
Ci sono anche modelli record da meno di 50 grammi (ma senza ski stopper e sgancio di sicurezza), però solitamente si parte dai 100 grammi per le gare, fino a quelli attorno ai 150 grammi o poco più per applicazioni sportive non necessariamente con il pettorale.
Elementi ottimali in set: sci leggeri da 700-800 grammi, di taglia race 64-66 millimetri sotto il piede, o al massimo 70 e poco più per utilizzi particolari con componente sciistica secondaria e massima leggerezza indispensabile (approach a grandi montagne, grandi traversate polari); scarpe Race o al massimo Light touring da un chilo, con escursione del gambetto molto libera da frizioni e almeno pari a quella naturale della caviglia, specialmente in apertura. Perché l’assetto walk della talloniera è nella realtà pratica uno solo, a flap abbassato sui due pin posteriori, ed è poco più alto dell’alzo zero di un attacco touring con slitta e stopper, quindi la scarpa deve permettere la massima apertura libera di caviglia per il lancio dello sci scarico. Se optate per lo ski stopper integrato automatico sono circa 15-50 grammi in più secondo il costruttore, se invece lo aggiungete a un attacchino race di precedente generazione -ne erano tutti privi fino a un anno fa -l’accrocchio pesa di più e magari non prevede l’automatismo del blocco del freno sollevato tramite ribaltamento del flap in cambio d’assetto.
Light: velocità e pulizia
Però le funzioni di base, camminare più sciare, devono essere al top per assecondare la prestazione cercata anche attraverso la leggerezza. Quindi niente aiuti salita tripli e quadrupli, peggio ancora se determinati dalla rotazione della torretta. Se proprio c’è ed è a flap ribaltabile può andare quello doppio, ma l’ideale sarebbe quello singolo race style che, in set con una scarpa dello stesso segmento Light, tutte camminatrici più che buone con ROM -Range of Motion abbondante, si imposta in cambio d’assetto e non si tocca più, qualunque terreno si incontri. In genere gli attacchi Light propongono una foratura adatta tutti gli sci leggeri, a partire dai quasi estinti 76 al centro per arrivare attorno ai 90. È chiaro però che, utilizzando uno sci che si colloca a uno dei due estremi, così diversi tra loro, va verificata la disposizione della foratura. Se con 90 al centro uno sci pesa un chilo e poco più, è meglio collaborare all’affidabilità generale e alla prestazione del sistema scegliendo un attacco con area di foratura allargata.
Tour: comfort e prestazione
Oggi quasi tutti questi attacchi full optional prevedono forature adeguate a fissare bene l’attacco su sci Tour fin attorno 90 al centro e raccomandiamo di privilegiare questa caratteristica nei casi ai limiti superiori di segmento. Tutti gli attacchi Tour prevedono la regolazione dei valori di apertura verticale e laterale in talloniera, pochissimi all’anteriore (con la novità 22/23 ATK, che propone da questa stagione i puntali Evo anche per alcuni suoi attacchi Raider). Bisogna però ricordare che si tratta di valori del costruttore, che si riferiscono solo tacitamente a quelli DIN definiti dalla norma DIN ISO 13992 che riguarda gli attacchi di sicurezza. Senza la certificazione DIN-TÜV, al momento appannaggio del solo Dynafit ST Rotation 10 (non del gemello 14), l’attacco non è definibile di sicurezza e la specificazione DIN attribuita ai suoi valori di sgancio non sarebbe appropriata. Quindi va letto il libretto di istruzioni specifico, non basta rifarsi al valore che si imposta solitamente sugli attacchi da alpino. In set con sci e scarponi touring,che possono vantare fino a un chilo e mezzo di elementi sceltissimi e dimensioni efficaci, gli sciatori veloci e potenti potrebbero considerare realisticamente attacchi con scale di valori di apertura che superano il classico 10. Non si tratta quasi mai di chiudersi in un 12 (psicologicamente utile se si cerca il ripido esposto, però quando chiudete tutto ricordatevi di tornare indietro il classico giro di vite), ma di impostare la talloniera magari con un bel 9-10, evitando il fondo scala, restando nella comfort zone della migliore condizione per le molle. Sempre in tema, è tanto efficace quanto sottovalutato il fine corsa ammortizzato della vite di regolazione talloniera, in genere attorno ai 10-15 millimetri di molla, presente sulle slitte di alcuni attacchi Tour per opporre resistenza progressiva agli accorciamenti dello sci che si piega ed evitare incidenti meccanici alle strutture.
Free: performance pura
La vera differenza man mano che aumentano le sollecitazioni la fa il contatto fisico sotto la pressione delle molle tra suola dello scarpone e sci, interfacciati dalle basi di appoggio dell’attacco. Così per sciate free ed esigenti sono arrivati gli spacer per allargare la base di appoggio dello scarpone sullo sci per aumentare la performance degli attacchi full pin più strong. E gli ibridi che, bloccando lo scarpone nella talloniera su tutta la superficie, dall’alto verso il basso, come nei modelli alpini, cambiano le regole del gioco
Se poi anche il puntale, come in Shift o in Duke PT di Marker, diventa alpino nella fase di discesa, il gioco è fatto. Oltretutto il fatto di poter contare sulla possibilità di passare dall’assetto walk a ski senza dover aprire il puntale è un punto di forza in situazioni critiche come quando, per esempio, si vuole scalettare su una salita insidiosa, oppure nelle piccole discese con le pelli sotto i piedi. Il tutto al costo (non indifferente, nonostante i minori dislivelli da affrontare) di un bel po’ di peso in più. Ecco perché la vera novità nel mondo degli attacchi è TR1 di Ski Trab, ibrido che ora (a differenza del predecessore TR2) non richiede la modifica degli scarponi per fare lavorare correttamente la talloniera. TR1 offre prestazioni superiori a pesi inferiori o al massimo paragonabili ad alcuni competitor, però con materiali più solidi e dimensioni più contenute. Sciare controllando con la talloniera, invece che sfruttando il puntale per ridurre le torsioni del sistema pin, potrebbe rivelarsi un’opzione anche su sci meno strutturati, compensando l’aumento di peso con la scelta di scarponi light molto tonici (e con sciate moderne che sfruttano al meglio la centralità). È una provocazione, ma non una sciocchezza. Il sistema full pin avanza anche nel Free. Se il contatto fisico sotto pressione di tipo alpino è difficile da eguagliare (ma quanti sciano abbastanza forte da sollecitarlo veramente?), in fase ski i pin hanno invece dalla loro la precisione e la forza torsionale dell’anteriore. Inoltre alcuni costruttori, per esempio ATK, hanno molle fino a 15 (valore del costruttore), perfette abbinate alla talloniera Cam Release, al momento ancora l’unica nel mondo full pin che faccia la differenza a torsione e a sbandamento. Inoltre i puntali Evo con regolazione dei valori di sgancio non si limitano ad aumentare la sicurezza in caso di incidente con apertura, ma contribuiscono a ribilanciare il fattore di distribuzione del carico e l’elasticità del fissaggio tra le parti dell’attacco.
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