L'ombelico del mondo
Come cambiano sci, scarponi e attacchi Tour
- Autore: Davide Marta
- Fotografo: Nicola Damonte
Non si fanno sconti quando l’obiettivo è il piacere sciistico puro. La scelta del set corretto fa tutta la differenza per salire in agilità e godersi la discesa.
Il segmento Tour si trova a metà strada, da sempre. È una constatazione semplice, che deriva dal peso e dalle dimensioni degli attrezzi che ne fanno parte. Ma è anche un segmento centrale perché negli ultimi anni ha convogliato le aspettative e l’interesse della parte più fresca di consumatori, attratti dal compromesso tra leggerezza e prestazione che solo questi sci e scarponi sono in grado di offrire. Ora è anche una terra di mezzo, in cui convergono aspettative diverse e in cui si rinnova l’eterna diatriba tra chi cerca la prestazione e chi pretende facilità e polivalenza.
Dimentichiamo gli anni in cui faceva tendenza – anzi era proprio da fighi – portare assi da un chilo e mezzo su grandi dislivelli, come fossero sci da touring tradizionali. Ora lo fanno in tantissimi. Possiamo senz’altro dire di aver contribuito a questa evoluzione del mercato, avendo da anni sdoganato l’indipendenza dello scialpinista dalla leggerezza assoluta. Ma se non più di tre o quattro anni fa, diciamo nell’era pre-Covid, certi set-up erano riservati a pochi e preparati, guardati dai più come fonte di ispirazione, ora le aziende hanno accontentato tutti: gli sci sono sempre più facili e accomodanti, a discapito delle prestazioni estreme, gli scarponi hanno volumi comodi che non mettono a disagio alla prima calzata e che perdonano assetti non esattamente centrali. Quei pochi e preparati che erano i precursori del set-up di cui stiamo parlando si trovano spiazzati, con sci più anonimi e scarponi che non rispondono alle sollecitazioni come vorrebbero.
Insomma, nel Tour si sono sempre cercate la sostanza e la prestazione, ora improvvisamente si guarda alla bilancia e al comfort. Sci più accessibili sulle taglie 95-98, a pesi contenuti, consentono a livelli medi e anche base di godere di stabilità e galleggiabilità su tutte le nevi. Sono bastati pochi inverni e il settore si è democratizzato, a tutto vantaggio delle aziende che ci hanno creduto, che hanno potuto fare cassa con i loro modelli di punta dopo averli sottoposti a restyling facilitanti e a cure dimagranti. Tanti sciatori che li sognavano ma non si sentivano all’altezza sono stati incoraggiati a osare qualcosa in più e il fenomeno si è diffuso a macchia d’olio.
Paradossalmente nel segmento Light è stato fatto il percorso inverso. Pur rimanendo nei paletti di leggerezza che lo delimitano, sono sempre di più gli sci in cui è stata aggiunta struttura e personalità, su shape che consentono una più che dignitosa galleggiabilità e con scarponi due ganci essenziali ma reattivi che potrebbero quasi portare aste del segmento Tour.
Terra di mezzo, dicevamo, ma soprattutto in prospettiva. Perché se questo settore soddisfa appieno le richieste attuali del mercato, magari fa storcere il naso ai pro ed esigenti, a cui non resta che alleggerire su aste da 88 (sacrilegio solo qualche inverno fa) oppure puntare su modelli decisamente più pesanti che provengono dal segmento Free o addirittura ibridi pescati dalle collezioni da pista da montare con attacchino. Il prezzo da pagare: sempre quello, la fatica nel portarseli su. Ma questa è una vecchia storia che conosciamo bene. Starà alle aziende capire se mungere questa mucca finché il latte arriva o iniziare a ragionare su una possibile evoluzione da introdurre gradualmente e mandare in tendenza tra qualche anno.
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