La storia di ATK raccontata dal fondatore Giovanni Indulti
La scena sembra quella di una spy story, nella quale i protagonisti si incontrano in un autogrill per fare quattro chiacchiere lontano dalle cimici e da orecchi indiscreti. Siamo nel 2007 e Davide, insieme al padre Giovanni e la mamma Guerrina, sta andando in settimana bianca a Pila. Ad aspettarli alla stazione di servizio c’è Dennis Brunod, curioso di mettere le mani su un prototipo di talloniera leggerissimo. La storia di ATK inizia con la G.I.MEC: Giovanni Indulti Meccanica. Il know-how è la realizzazione di componenti meccanici di precisione, per l’industria della ceramica, della pesatura, del packaging e dell’automotive. Poi, un giorno, un conoscente mostra un attacchino dei primi anni 2000 a Giovanni, chiedendo se non vedesse una maniera per migliorarlo. È il 2006 e in ATK iniziano a prenderci gusto. Ecco il primo prototipo di talloniera, ancora senza la tradizionale molla a U ma con tre barre, seguita poi da Race Pro, Race EX 8, del quale vengono venduti qualche centinaio di pezzi, Race NX, in catalogo dal 2008 al 2012. La molla a U in acciaio diventa in titanio. Il primo brevetto è quello della leva per il bloccaggio automatico nello step-in. Ma cosa vuol dire esattamente ATK? «È un marchio che abbiamo scelto un po’ per l’assonanza con la parola attacco e perché fosse pronunciabile in maniera semplice in qualsiasi parte del mondo» dice Giovanni. E la tecnologia ha giocato un ruolo importante nello sviluppo vertiginoso da artigiano a produttore da diversi milioni di pezzi dal pieno all’anno e oltre 20 milioni di euro di fatturato nel 2022.
Giovanni Indulti
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