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Attacchi da scialpinismo

Probabilmente sono l’elemento del set che si è evoluto maggiormente con la contaminazione tra i mondi, ecco perché mediamente gli attacchi più leggeri si sono adattati alla tendenza a scegliere sci più larghi, con basi di foratura ibride e una più grande disponibilità di ski brake. Ma l’aspetto al quale fare più attenzione è la differenza di quota tra i pin posteriori e quelli anteriori.

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Prima di ogni considerazione in materia, vale la pena ricordare che, negli sconfinamenti sempre più diffusi in pista con attrezzatura da scialpinismo, è obbligatorio avere un sistema che eviti allo sci di scendere fino a valle dopo un distacco accidentale, quindi leash o ski brake.

Sembra un’osservazione banale ma, al netto dell’etimologia del termine scialpinismo o touring, inutile nasconderci che ci sono giornate in cui tutti siamo in pista. E comunque è diventata pratica di massa. Una riflessione che ci permette di intervenire su una delle prime domande che ci si pone in negozio: cinturino o freno? Spezziamo una lancia a favore del secondo da quando i brake sono diventati più efficienti in molla e grip. È evidente che ci sono situazioni in cui potrebbe capitare di tornare a valle a piedi con uno sci nello zaino (alzi la mano chi non ha mai visto uno scialpinista in questo assetto), ma la casistica insegna che l’eventualità classica della perdita dello sci è nel cambio d’assetto e non si può dire che i nuovi freni siano inefficaci, salvo in situazioni davvero eccezionali, nelle quali solo un rampone potrebbe frenare qualsiasi oggetto dal peso anche infinitesimale.  

Gli attacchi sono uno dei segmenti dove c’è più fermento. Tra i modelli presentati, una percentuale elevata è nuova, del tutto o in parte. L’elemento più forte è la ricerca della versatilità, di utilizzo e utilizzatore. Così appaiono sempre più soluzioni di foratura ibrida (due fori maggiormente distanziati tra loro, come sul puntale Speed di ATK) o basi allargate rispetto alle versioni precedenti (è il caso del puntale ISI di Marker) che si adattano meglio a sci di 10-15 mm più ampi al centro rispetto a quelli che si mettevano ai piedi solo pochi anni fa per fare le stesse cose. Ci sono modelli dal peso medio-basso sempre più completi che non è un’eresia utilizzare scalando verso l’alto di una categoria. Naturalmente rimanendo nella parte bassa della categoria superiore (gli sci più stretti e meno strutturati di quel mondo). Leggetevi attentamente le singole schede perché ogni modello ha le sue peculiarità che si ripercuotono sugli utilizzi.

Argomento assetto: state tribolando nel trovare la vostra posizione e la catena tecnica corretta? I vostri fighissimi sci si inabissano punte in giù sotto la neve morbida e scodano sul duro? O al contrario vi ritrovate spesso arretrati come sul wc e gli sci davanti se ne vanno ovunque? Potrebbe non essere (solo) colpa vostra o, sulla neve portante, del set-up delle lamine. Potrebbe trattarsi di un assetto anteroposteriore errato, risultante dalle infinite combinazioni delle geometrie di sci+ più scarpa più attacco. Il principale indiziato in questi casi è proprio il drop dell’attacco, che ha goduto finora di una fortunata impunità, solitamente a scapito del molto più visibile ma spesso incolpevole gambetto dello scarpone. Spiegazione minima: gli attacchi per scialpinismo, specialmente pin-system, ma non solo loro, non hanno goduto fino poco tempo fa della giusta attenzione all’inclinazione anteroposteriore della scarpa chiusa nell’attacco in fase ski. È l’elemento che concorre in misura principale all’appoggio del piede, alle posture e alla dinamica di tutti segmenti superiori del corpo. L’abbiamo chiamata drop per derivazione dal mondo delle scarpe da corsa ed è il differenziale tra la quota dei pin posteriori, alla talloniera, generalmente più alti, e quelli anteriori sul puntale, solitamente più bassi sopra lo sci. Come potete constatare nelle schede, abbiamo misurato l’impressionante varietà di drop negli attacchi esistente sul mercato: troviamo differenze superiori anche ai 20 millimetri (sono due centimetri!) tra alcuni prodotti Race con drop negativo, qualche modello leggero poco sopra drop zero e alcuni attacchi touring old style, ma molto diffusi, oltre i venti 20 di drop appunto.

Come potete constatare nelle schede, abbiamo misurato l’impressionante varietà di drop negli attacchi esistente sul mercato: troviamo differenze superiori anche ai 20 millimetri.

I newcomer dallo sci alpino, generalmente formati dal Maestro di sci, lo notano più facilmente perché per la pista da decenni si è trovata la quadra e i loro scarponi si appoggiano pressoché orizzontali sugli slider dentro l’attacco; il piede nello scarpone si insedia con un’inclinazione di pochi gradi ( tra 2° e 4°, detto tecnicamente ramp angle) e i gambetti hanno stabilizzato la loro (forward lean) poco sopra i 10° secondo l’utilizzo previsto. Oltretutto: il pacchetto materiali è normato, il fondo preparato meccanicamente è sempre portante; bisogna essere molto competenti, sensibili ed esigenti per intervenire su singoli millimetri. Noi che sciamo fuori, su tutte le nevi, dobbiamo assolutamente porre molta più attenzione al tema dell’assetto anteroposteriore nell’attacco chiuso in ski. È vero che le variabili geometriche in gioco sono tante, troppe. Ci sono il montaggio sullo sci, il drop dell’attacco (è il dato più variabile), le quote degli inserti nello scarpone, il profilo di rullata della suola, il ramp angle, la taglia del piede (ragazze coi piedini, siete le più esposte all’effetto tacco 12 più lordosi), l’eventuale plantare personale, il forward lean, cil ollarino della scarpetta, l’anatomia del piede e dei muscoli gemelli e, volendo, si può aggiungere la morfologia superiore, ma non esageriamo. Quindi è vero che le combinazioni risultanti sono infinite e non valutabili da chiunque. Ma è anche vero che i costruttori, pur non concordando degli standard, sono diventati da qualche anno più sensibili al tema e stanno convergendo su drop più equilibrati. Allo stato del set scarpa-attacco disponibile oggi, il range tra 8-9 e 13-14 millimetri in drop dell’attacco sembra permettere scelte sufficientemente corrette e ulteriore adattabilità nella scarpa. Infine il consiglio più importante se non siete davvero consapevoli: rivenditore specializzato e un’occhiata del Maestro di sci.

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