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Tutti i prodotti per l'approccio alpinistico

La parola scialpinismo si compone di sci e alpinismo. La vocazione ad andare in alto, a raggiungere le vette, le creste e i punti più spettacolari dove poi calzare gli sci talvolta non può prescindere dall'utilizzo di attrezzatura alpinistica. Una componente del set che bisogna conoscere, saper utilizzare e scegliere correttamente.

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Fatta la scelta di sci, scarponi e attacchi, messo nello zaino un buon set ARTVA, pala e sonda, nella dotazione di un vero scialpinista orientato all’ingaggio non dovrebbero mai mancare anche ramponi, piccozza e imbrago, oltre alle viti da ghiaccio se si attraversano zone glaciali.

Basta una crestina non tecnica, tutta bianca, sotto ai duemila metri di quota. Poche centinaia di metri, ma gli sbalzi di temperatura hanno trasformato la neve e sotto c’è un salto nel vuoto. Bisogna mettere gli sci sullo zaino e si sta più tranquilli con i ramponi ai piedi, anche se la neve non è particolarmente dura. Oppure un canale ripido da salire con gli sci a spalla e la picca come valido aiuto da puntare nella neve, senza arrivare a usi più estremi. Per fortuna l’offerta è sempre più ampia, ma non è sempre semplice orientarsi per acquistare il prodotto più adatto alle nostre esigenze.

Ramponi: acciaio quando sale l’ingaggio

Dieci/dodici punte, acciaio, alluminio, regolazione ad astina o con sistemi morbidi (doppio cordino, fettuccia). Le variabili principali dei modelli considerati sono queste.

Le punte dei modelli nati per lo scialpinismo sono dieci, salvo eccezioni, mentre i modelli più classici ne hanno dodici. Le versioni più leggere sono in alluminio, le più performanti in acciaio, con l’opzione ibrida (davanti in acciaio, dietro in alluminio). Quando il ghiaccio diventa duro o si affronta il misto ci vuole l’acciaio, l’alluminio rimbalza e si rovina sulla roccia. Discorso diverso per un utilizzo esclusivamente su neve e senza difficoltà tecnica o per un tratto in discesa con le stesse caratteristiche. Altre considerazioni da fare riguardano la torsione di astine in alluminio che è maggiore di quelle in acciaio e influisce sulla dinamica dell’utilizzo, per esempio in cresta o in un traverso, rendendo più instabile la struttura. Fenomeno evidente anche nelle soluzioni più minimaliste come Petzl Leopard, dove parte anteriore e posteriore sono collegate da un cordino. Inoltre la forma e posizione delle punte hanno i loro perché, soprattutto dietro, dove possono essere più o meno efficaci nella frenata. I materiali di base sono gli stessi da anni.

Se nei ramponi c’è stata e ci sarà evoluzione, questa si concentra sul design e su singole parti. L’ultimo sviluppo ha riguardato il collegamento tra anteriore e posteriore con due cordini, utilizzato da Petzl, o con mini-fettuccia in Dyneema (optional) da CAMP e con fettuccia da Blue Ice. Soluzioni valide per ridurre il peso, accettabili per utilizzi non tecnici e per chi è già nella filosofia fast & light, modelli perfetti da dimenticare nello zaino e usare in caso di... È evidente però che tecnologia ed evoluzioni non possono fare miracoli e il rampone con la R maiuscola rimane con astina di collegamento e possibilmente del tutto o almeno in parte in acciaio. Si sale un po’ di peso ma diventa sempre più affidabile e indicato per un utilizzo trasversale. Naturalmente anche in questa sotto-specie c’è differenza tra alluminio e ibrido. I limiti dei modelli con collegamenti leggeri sono nella scalettatura, dove li senti meno in sintonia con il resto, e in certi casi nella stabilità sui traversi, anche se la struttura rigida dello scarpone da sci crea un buon compromesso. Altri aspetti a cui guardare sono le possibilità di regolazione e personalizzazione e la facilità di adattamento a diversi piedi. 

Tra le astine, meglio quelle con doppio foro che coprono anche le mezze misure. Se poi nella parte anteriore e posteriore del rampone ci sono anche due (o a volte tre) buchi per spostare il fermo si ottiene la massima personalizzazione possibile, anche se la posizione un po’ più bassa dei fori centrali può compromettere l’esperienza di utilizzo. Antibott sì, antibott no? La placca in materiale plastico per evitare la formazione dello zoccolo è un must, a meno che non si cerchi la leggerezza assoluta nello stile race. In conclusione, ha senso prima di tutto conoscersi e capire che cosa si vuole fare nella montagna aperta. Per la maggioranza degli sciatori l’uscita corrisponde alla tradizionale MS o BS, al massimo MSA in rare occasioni. Salendo nella piramide, sale anche l’ingaggio (canali più ripidi, qualche calatina dolomitica in doppia per superare salti di roccia o ginocchi di neve dura, un po’ di misto, qualche quattromila in versione sciistica).

Compatibilità: un rebus da risolvere subito

 I ramponi per utilizzo scialpinistico sono studiati per essere universali ma, anche a causa delle differenze di design degli scarponi, non possono essere perfetti su tutti i modelli e non sono rari i casi di incompatibilità.

Un conto è calzare, un conto avere la suola ben coperta dove serve, la parte anteriore e posteriore del rampone che combacino con le rispettive zone della scarpa, il fermo anteriore che non lasci troppo gioco nel caso di scarponi rockerati e non faccia entrare neve, il tallone ben fermo. I problemi principali riscontrati riguardano proprio quote posteriori troppo ampie (raramente anche troppo strette) per alcuni modelli di scarponi Light, che ballano lateralmente e verticalmente, od oscillazioni verticali troppo ampie davanti. Va considerato poi che, se si riscontrano problemi da subito, il gioco aumenterà al diminuire dello spessore della suola in gomma dello scarpone. Poi ci sono i perni della leva ski-walk bassi che interferiscono con alcuni modelli (in alcune situazioni più tecniche potrebbe essere utile avere lo scarpone bloccato su ski insieme al rampone), sbalzi posteriori al tallone molto pronunciati e leve dei ramponi che non sempre sono facili da chiudere. Va considerata bene anche la luce anteriore, vale a dire lo spazio utile tra la punta dello scarpone e l’estremità delle due punte frontali, valore da valutare soprattutto per utilizzi su misto, dove la presenza di rocce riduce la lunghezza utile in battuta. Nelle schede degli scarponi testati troverete l’apposita voce relativa alla compatibilità con i ramponi. Il nostro test team ha provato ogni scarpone con i dieci ramponi più diffusi nell’ambiente alpinistico.

Piccozze: non troppo lunghe

Le piccozze più performanti da ghiaccio le possiamo anche lasciare a casa. Però sotto a queste macchine da guerra il mondo delle picche è ampio. Conviene partire dal come piuttosto che dal cosa.

Picca dentro lo zaino quando si scia, fuori in salita, se serve. Fino solo a una decina di anni fa era difficile andare sotto i 52 centimetri. In ogni caso staremmo tra i 45 (al limite del troppo corto) e 55-60 centimetri di lunghezza. Se si fa ripido meglio averla a portata di mano, sugli spallacci, per cercare di fermarsi in caso di caduta? A parte che non è facile estrarla in quelle situazione, serve più che altro se trovi un lastrone di ghiaccio nascosto.
Paletta o martello? Paletta, martello al limite sulla seconda, per piantare chiodi se serve (e se li si sa piantare). La paletta, meglio se ampia, può essere utile anche per liberare una piazzola dalla neve nei cambi di assetto. L’utilizzo della dragonne in testa è discutibile, meno quello del leash elastico al manico anche se, dove non c’è il rischio di perderla se cade, non sono pochi quelli che votano per eliminare ogni vincolo con il corpo.

Una piccozza per fare cosa? L’uso minimo, oltre alla preparazione della sosta, è quello dell’aiuto in salita, sul ripido, in un canale. Per questo è da valutare anche la facilità di impugnatura della testa. Poi potrebbe servire per un recupero in crepaccio o per utilizzi in battuta se si sale di grado, dove ha più senso la curvatura del manico. Per i primi step basta una Light, anche uno dei modelli più basici, che ti scordi di avere nello zaino e può sempre essere utile; dal recupero in su la scelta migliore sono le Tour o qualche Light più completa.

Imbracature

Le imbracature Light sono le più innovative, quasi impercettibili quando indossate (oltre che minuscole nei loro sacchettini, se riposte nello zaino), mentre nel mondo delle tradizionali si sale di peso, ma non si devono accettare compromessi in termini di porta-materiali o viti. 

Che si opti per una o l’altra filosofia, quello che è importante è soprattutto scegliere la taglia giusta, ricordandosi di provare i prodotti in negozio non in jeans e camicia, ma con l’abbigliamento da sci che si utilizza normalmente, decisamente più voluminoso e ingombrante. Perché è un attimo ritrovarsi poi a doverlo indossare e rendersi conto che la salopette super stilosa nuova di fiamma che avete acquistato il giorno prima non entra nei cosciali… La vestibilità e la comodità non devono essere messe in secondo piano, va però detto che c’è un comfort che si riscontra appena indossato l’imbrago, ma ce n’è uno, che può essere ben diverso, quando ci si cala; le valutazioni su questi aspetti, anche le nostre, rimangono in parte soggettive e legate alle singole corporature.

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