Pellatina sindacale o ripellate multiple?
A fare la differenza sono le pelli, e al centro del nostro piccolo mondo ci sono le pelli. Cinquant’anni fa erano croce e delizia, poi quasi solo delizia; oggi sfiorano la perfezione
- Autore: Guido Valota
- Fotografo: Elisa Bessega
Per avere problemi sopra i modelli attuali bisogna sbagliare proprio tutto. La produzione finale delle tessilfoca - tecnicamente si chiamano così, ma sul campo tutti continuiamo a nominarle pelli (di foca) - avviene in semiautomazione. C’è ancora molto intervento degli operatori e il processo impiega materiali soggetti a possibili variabili fisiche, tra i quali la lana della capra d’Angora per i plush in mohair e per quelli mix mohair/poliammide è la materia prima meno stabile nella successione delle forniture. Quindi eravamo abituati a qualche possibile sorpresa stagionale in termini di caratteristiche e prestazioni e chi gareggia da tanti anni lo sa bene. Ma lo sviluppo è andato avanti. Specialmente negli ultimi anni sono divenuti tangibili sul campo e soprattutto condivisi tra tutti i costruttori alcuni progressi che stanno facilitando molto le cose, ai meno esperti soprattutto. In una piccola classifica dei fattori che hanno migliorato la qualità della vita sulle pelli mettiamo senza dubbio al primo posto gli attuali adesivi smart. Al secondo le parti tessili, supporto e plush, specialmente nelle versioni mix mohair + nylon di qualità con film idrorepellente nelle basi. Invece per quanto riguarda i trattamenti chimici del plush per la scorrevolezza e in funzione anti-ghiaccio, dopo l’abbandono dei PFC (perfluorocarburi), è tangibile che non esista ancora qualcosa di altrettanto tenace nel tempo. Quindi tocca contribuire alla causa trattando le pelli con buona assiduità dopo i primi utilizzi. Ma non è un grande problema se la pelle è di alta-media gamma e comprende quindi la membrana impermeabile tra supporto tessile del plush e adesivo.

Idrorepellenti o spugne?
Questa cosa è tradizionalmente sottovalutata. Forse perché la membrana o lamina impermeabile non si vede come il plush, non si tocca come l’adesivo, non se ne subiscono le conseguenze se la neve è asciutta. E poi, diciamolo, le pelli senza membrana o lamina impermeabile tra supporto tessile e colla costano molto meno, anche la metà. Importante: nessun trattamento chimico, nessuna sciolinatura del plush può sostituirla. Sono due cose distinte, non vanno confuse. Se va bene, il trattamento ritarda di qualche minuto il disastro, ma l’umidità entra dai bordi, per capillarità, la pelle si infradicia come carta assorbente, si arriccia e si stacca dallo sci. Non che la presenza della membrana/lamina costituisca garanzia assoluta: le condizioni impossibili esistono, ma mette al riparo dai guai nella stragrande parte dei casi, diciamo pure quasi tutti, in cui la pelle economica costringe al ritorno anticipato.

Scegliere la pelle giusta, il criterio del plush
Tradizionalmente e giustamente si sceglie la pelle secondo il tessile e, in genere, se non si hanno idee precise, si chiede al rivenditore quella che tiene. Tengono tutte, tranquilli. Per perdere l’appoggio bisogna sbagliare qualcosa e allora solo in pochissimi casi di errore umano la pelle fa la differenza. Se è in buone condizioni aggancia bene anche oltre le possibilità biomeccaniche umane e comunque molto oltre una scelta irrazionale della linea di salita. E sono ancora abbastanza veri i due princìpi di base per i quali, a parità di tutte le altre condizioni: A) pelle veloce = meno grip, e viceversa; B) i plush in mohair 100% sono sempre più scorrevoli di quelli mix mohair + nylon (in proporzione quasi standard 65% - 35%), che a loro volta sono sempre più scorrevoli di quelli in nylon 100%. Però le pelli che contano, quelle scelte da quasi tutti, quelle che funzionano me - glio nell’infinita varietà delle condizioni ambientali, appartengo - no alle prime due famiglie. Le mix attuali hanno ridotto media - mente il divario in scorrevolezza rispetto a quelle 100% mohair, non di molto, ma in misura riconoscibile da esperti esigenti. Inoltre la loro quota nylon supporta meccanicamente quella mohair, riducendone l’usura nel tempo e la perdita di angolo sui fondi irre - golari duri in misura più che sufficiente a diventarne la caratteristi - ca principale, da considerare più e prima della minore scorrevolez - za. Ecco quindi un riassuntino a uso newcomer e indecisi: 100% mohair: - per esigenti, consapevoli, sensibili, ve - loci, esperti nel muoversi e buoni lettori del terreno, disposti ad accettare una più frequente sostituzione delle pelli per usura. Fanno la differenza in nevi fredde. Insostituibili nelle gare, focus sul touring di qualità, opzione elitaria nel freeride. In pista soffro - no un po’ meno l’usura perché si procede raramente sugli spigoli; Mix mohair + nylon: - per tutti nel touring e soprattutto per i molto assidui. Ma anche se siete nuovi e non sapete cosa fare, con le mix non sbagliate. Un po’ meno scorrevoli delle pelli in mohair, ma sensibilmente più aggrappate e molto più durevoli, specialmente per i cercatori di complicazioni. Comunque soddi - sfano più che a sufficienza anche gli specialisti dei due estremi, esigenti veloci da una parte e rider che salgono poco, ma dritti, dall’altra; 100% nylon: - molto meno scorrevole di ogni altro plush e molto più aggrappato al fondo. Neppure le pregiate G3 (non te - state) fanno una differenza significativa. Utilizzatore classico: ri - der che pella occasionalmente e pacificamente per salire trecento metri sopra l’impianto e poi scendere dall’altra parte. Obbligato alla traccia alta dal ROM limitato dei suoi scarponi, anzi inesi - stente in apertura di caviglia.

E la colla?
Praticamente tutti i problemi con gli adesivi sono ormai un lontano ricordo: niente più grumi di colla alternati a parti di tessuto rimaste senza; niente più colla sulle solette; niente più pelli che si staccano dagli sci, di solito nel momento sbagliato. Ecco invece soprattutto i nuovi adesivi smart, o ibridi, o acrilici, che si adattano bene agli sci più larghi di ormai generale utilizzo e alle temperature invernali. Sul campo quasi tutti gli adesivi di nuova generazione permettono anche il cosiddetto colla su colla, e cioè il metodo più veloce per ripiegare le pelli, che ai cambi d’assetto risparmia la macchinosa applicazione di film e reticelle di separazione, spesso nel vento e in equilibrio precario ( ma è sempre meglio limitarsi alle situazioni disperate). Sono anche lavabili e alcuni perfino rigenerabili con i prodotti dedicati. Le colle a caldo tradizionali, con tack superiore, sono ormai presenti soprattutto sotto le pelline da gara per ovvi motivi di superfici ridottissime e comunque hanno raggiunto una stabilità di prestazione impensabile anche solo una decina di anni fa. E gli adesivi gel, detti anche vacuum? Non pervenuti. Nel loro nobile intento, e l’idea era giusta, dovevano facilitare l’applicazione, ma soprattutto la rimozione delle pelli dagli sci maggiori. Inoltre erano lavabili facilmente, a fronte dei non così rari incidenti di percorso causati agli altri adesivi quando una pelle sfugge di mano e si appiccicano alla sua colla manciate di erba e aghi. I gel invece non erano collosi, niente tack, solo effetto ventosa, si poteva perfino arrotolare la pelle colla (gel) su pelo. Ne scriviamo al passato perché non hanno ottenuto successo commerciale: l’ambiente è tradizionalista, diffida delle novità fuori dai canoni e comunque le pelli con gel richiedono sul campo più attenzioni di quante intendano risparmiarne, prima di tutto in termini di regolarità delle due superfici combacianti. Basta una sventagliata di neve fine o una soletta molto rovinata perché non aderiscano a sufficienza. E se distrattamente vengono ripiegate gel su gel sono praticamente da buttare. I nuovi adesivi ibridi, che combinano tack ed effetto vacuum, si sono rivelati più sicuri, sono altrettanto, anzi meglio, lavabili e si spella facilmente qualunque sci, anche al freddo.


Abbiamo sottoposto le pelli a un test specifico di scorrevolezza e uno di impermeabilità, escluse quelle da gara, per le quali ci siamo limitati alle prove di impermeabilità. Per la scorrevolezza abbiamo utilizzato sempre lo stesso sci (Armada Locator 88 da 172 cm), facendolo scivolare su un pendio nei pressi di Cime Bianche, sopra Cervinia, con pendenza di 18 gradi nella parte iniziale e 7 in quella finale. Il test è stato effettuato con neve primaverile/umida e temperatura dell’aria di 4 gradi. Abbiamo rilevato tramite fotocellula da gara il tempo impiegato a percorrere una distanza di 34 metri, oltre alla distanza massima raggiunta dagli sci durante ogni test. Negli attacchi due scarponi e un peso di 30 chilogrammi, per simulare la presenza di una persona. I dati ricavati, che potete trovare nelle schede dei prodotti, sono velocità, tempo e distanza percorsa. Per quanto riguarda l’impermeabilità (con l’uso l’acqua di fusione tende a entrare dai bordi), abbiamo pesato i prodotti a secco, li abbiamo immersi in un secchio e poi nuovamente pesati. Va sottolineato che, per quanto basato su rilevamenti, si tratta di un test parziale, che riscontra il comportamento solo in una delle tante condizioni che si possono trovare. Inoltre le pelli erano nuove. Si spiega così, per esempio, l’ottima performance delle mix, migliore di quella delle mohair, che, dopo un rodaggio, dovrebbero prendere il sopravvento.
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