Attenzione al drop
Il differenziale di quota tra talloniera e puntale, valore ancora troppo variabile tra i modelli pin-system, è letteralmente la base per la centralità sopra gli sci. Ecco perché vanno considerati l’accoppiamento scarpa-attacco ed eventuali adattamenti
- Autore: Guido Valota
- Fotografo: Michele Guarneri
In pista con i materiali da sci alpino è tutto più facile e uniformato da molti anni. Compri e vai senza preoccuparti dell’assetto, al massimo lo correggi un pochino con gli spoiler opzionali per il gambetto che trovi nella scatola (poi ti accorgi che era meglio prima). Lo scarpone ha suola piatta e appoggia orizzontalmente sugli slider dell’attacco perché l’alloggio in ogni attacco attuale da sci alpino è praticamente parallelo al piano della soletta. Alla fine il piede dello sciatore risulta leggermente più alto al tallone per via di un solo elemento del disegno: l’inclinazione anteroposteriore all’interno dello scafo (rampangle) scelta dal costruttore, di solito tra 2° e 4°, a seconda dell’utilizzo previsto. Il gambetto dello scafo è inclinato in avanti (forward lean) con angolo standard attorno ai 12° per le scarpe race o poco oltre per gli altri e secondo le sinergie con elementi come target, costruzione della scarpetta, flex, quote varie. Questa geometria è il punto di arrivo di decenni di sviluppo e crea la postura di base che facilita centralità e risposte motorie, valida in ogni fase dinamica e su ogni terreno. Certo, anche nello sci alpino si interviene a volte sull’assetto base, ma si tratta di rispondere a esigenze individuali, trattate da specialisti, nell’ordine dei decimi in canting soprattutto e poco più in ramp angle. In quest’ultimo caso a volte perfino in negativo, per singoli esercizi specifici, utili a sollecitare l’adattamento cercato. La stessa geometria finale del sistema scarpa-attacco, e quindi dell’assetto del piede, vale anche per sciare fuori, anzi a maggior ragione, dato che i fondi variabili o cedevoli sono la norma e non l’eccezione come invece su pista. L’atteggiamento di base deve essere ancora più pronto a ogni possibile sollecitazione fuori dallo standard della pista battuta, lisciata, regolare e predicibile. Il riferimento resta l’assetto nell’attacco da sci alpino perché maturato correttamente, in condizioni costanti e ripetibili; guarda caso gli attacchi ibridi e ibridi full step-in, pensati per il fuori d’ingaggio, accolgono lo scarpone proprio sul piano orizzontale, con la possibilità di mantenerlo in bolla se multinorm.

Invece nel mondo pin-system è ancora possibile sbagliare assetto, troppo avanti o troppo in piedi come si dice in gergo. Il problema per lo sci fuori è che non esiste ancora una condivisione completa né tantomeno normata per un assetto standard del sistema scarpa-attacco pin-system, di gran lunga il più diffuso anzi ormai l’unico in campo se si pella davvero. Per le scarpe, in tema assetto ski, basta dare un’occhiata alla varietà di suole e dei loro profili di rullata e di conseguenza alle quote degli inserti metallici che accolgono i pin degli attacchi: realizzano differenze fino a dieci millimetri tra modelli diversi pari taglia. Anche i dati di ramp angle variano tra modelli diversi, ma almeno restano entro una gamma ridotta tra 3,5° e 5° o poco più tra le scarpe tour e free attuali. Può andar peggio tra gli attacchi, come visibile nei dati di drop misurati e poi riportati in ogni scheda. Il drop definisce la differenza tra la quota dei pin posteriori sulla talloniera e quella dei pin anteriori sui braccetti del puntale. La varietà di valori tra attacchi pin-system diversi sfiora anche i venti millimetri nei casi-limite di modelli di vecchia concezione (comunque in commercio) confrontati con quelli attuali, perfino tra modelli dello stesso costruttore. Esistono anche attacchi con drop negativo, specialmente tra quelli race, il che spiega la parte involontaria della sciata in arretramento che rende riconoscibilissimi quasi tutti i garisti. Ma perfino i drop degli attacchini race, così essenziali, variano tra loro fino a dieci millimetri. Insomma, nella confusione delle quote di connessione del sistema scarpa-attacco, il drop degli attacchi pin-system è al momento ancora l’elemento più variabile e più influente sull’assetto finale del piede nello scarpone in assetto ski. Fino a qualche anno fa si soprassedeva arrangiando la postura e gli effetti non erano così diretti perché si stava dentro scarponi dal flex inesistente e scarpette imbottite come moonboot, che oggi non esistono più.

Riassunto breve degli effetti su neve a parità di altre condizioni (settaggio delle lamine e montaggio soprattutto)
Drop eccessivo = più carico sull’anteriore, assetto di immersione in nevi profonde, specialmente sugli sci minori, scodate sul duro (ma proprio perdita delle code e tendenza alla rotazione, non semplice sovrasterzo), saltellamenti.
Drop insufficiente o negativo = anteriore scarico, arretramenti, meno controllo davanti, ritardo in entrata, tendenza a perdere l’esterno, chiusura da lavorare, saltellamenti.
Qualcosa risulta correggibile in adattamento da parte di sciatori ben formati, almeno in parte, ma non tutto per tutti e in particolare il carico sullo sci su fondi irregolari e in nevi profonde.

Come trovare l’assetto giusto sui pin, allora? Si può fare. Certi attacchi un po’ troppo creativi di un passato anche recente hanno fatto il loro tempo grazie a mercato e concorrenza (e passione). Anche sui cataloghi dei costruttori più trad cala il numero di modelli con talloniere alte old style. Magari ci sono ancora, ma il drop viene corretto alzando il puntale con uno spessore sotto la base e così la scarpa si alza sullo sci, cosa che fuori non va bene; se invece si sta in pista si può usare a favore sugli spigoli. Così una parte del problema si sta cancellando alla fonte. I costruttori degli attacchi e quelli delle scarpe si parlano o almeno lo fanno quelli più importanti e attivi e l’argomento assetto è ormai sul tavolo. Al momento però le combinazioni possibili di tutti i dati in gioco restano comunque infinite, anche perché gli attacchini preistorici sono pressoché indistruttibili e passano di sci in sci. Quindi fortuna e/o competenza non bastano a centrare subito con precisione e senza bisogno di aggiustamenti l’assetto-base corretto, quello dello sci alpino moderno negli attacchi step-in, neppure acquistando tutto il set nuovo in modo razionale. Ma oggi è possibile avvicinarlo fino a contenere le differenze entro margini accettabili: quelli che permettono di raggiungerlo con piccoli correttivi come, per esempio, gli spessori sotto il tallone e gli spoiler forniti da molti costruttori insieme allo scarpone. Se ci si va sufficientemente vicini, la risposta motoria farà il resto attraverso piccoli adattamenti propriocettivi (che sono anche la parte bella del ravanare sull’attrezzo) e per via di una certa tolleranza elastica del set che li trattiene entro il tecnicamente accettabile.

Il passo più importante è fatto - sappiamo che il tema assetto c’è.
Suggerimenti grezzi ma pratici:
- regola numero uno: rivenditore specializzato, meglio se fa anche laboratorio e boot fitting
- attacco attuale con drop non troppo diverso dal range 8-12 millimetri salvo scarponi particolari molto lontani dalla taglia 27 di riferimento o particolarmente piatti - GripWalk per esempio - o al contrario molto rockerati in rullata
- piedini: meglio provare prima con un po’ meno drop alla talloniera
- piedoni: meglio provare prima con un po’ più drop alla talloniera
- poco drop è correggibile: si spessora sotto il tallone, con qualche limite di compatibilità
- troppo drop no, o almeno non senza controindicazioni importanti
- l’inclinazione del gambetto in assetto ski (forward lean) va impostata dopo aver ottenuto un assetto accettabile dell’appoggio del piede. Sappiamo che è la prima cosa che di solito si fa perché è la più immediata, ma da sola non risolve, anzi potrebbe peggiorare la situazione
- correzioni di assetto e scelta del forward lean si fanno nell’attacco chiuso in assetto ski
- verifiche e aggiustamenti fini si fanno sciando in pista per ore (e compratevelo ‘sto skipass, che non morde). In caso di dubbi sul posto ci sono i Maestri di sci, che vi hanno già sgamato e vedono subito dov’è il problema
- se le cose sono andate come da punti precedenti e però vorreste correggere ancora, per esempio spessorando oltre tre-quattro millimetri sotto il tallone o piegando il gambetto oltre la predisposizione (casi tipici), allora c’è qualcosa che non va ed è possibile che il problema non sia l’attrezzo.
E ora che scrivendo di drop vi abbiamo fatto venire voglia di mare, buon divertimento nella scelta dell’attacco giusto!
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